ORGANO PORTATIVO

a cura di Paolo Previtali

Con questi due termini, viene generalmente identificato uno strumento aerofono che impiega canne sonore per produrre il suono e possiede caratteristiche di leggerezza e maneggevolezza tali da poter essere facilmente movimentato.

La caratteristica che lo rende facilmente riconoscibile rispetto ad altre tipologie di "organo" è l'azionamento manuale del mantice, che viene premuto direttamente dal musicista mentre, con la mano libera, agisce sulla tastiera o bottoniera. L'organo portativo, pur possedendo, nelle sue parti essenziali, le stesse componenti dell' organo positivo o dell'organo "da muro" (mantice, somiere, tastiera e canne) non è da considerarsi un'organo a tutti gli effetti. Infatti la sua ridotta estensione (che mediamente rimane nell ambito di 2 ottave ), la possibilità di suonarlo con una sola mano e di controllare manualmente l'emissione del vento, lo rendono musicalmente più simile ad un "flauto tastato " piuttosto che ad un organo in miniatura .

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La storia di questo strumento è molto antica ma non esistono elementi musicalmente rilevanti per ricostruire con certezza un repertorio specifico e filologicamente riconosciuto, non esistono del resto nemmeno strumenti integri pervenuti fino a noi.

Vi sono tuttavia degli spunti interessanti per ipotizzare l'uso che poteva essere fatto di questo particolare organo.
Tra compositori che a questo strumento hanno dedicato particolare attenzione non si può evitare di citare Francesco Landini e Guillaume Dufay ma considerando la diffusione e l'età dello strumento (più di mille anni) è plausibile pensare che non vi sia un unico modo di interpretarne l'uso.
Se consideriamo le tracce che parlano di un organo già nel III sec a.c, l'organo idraulico di Ctesibio, e il ritrovamento dell organo di Aquincum III sec d.c. tutto ci fa pensare ad una storia ancora più lunga.

angelo musicante

In contesti più comuni a noi, possiamo trovare numerose raffigurazioni di organi portativi di varie fogge presenti negli affreschi o nei dipinti  dove sono associati alla rappresentazione degli angeli musicanti spesso in gruppo con altri strumenti. Più raramente li troviamo in forma scolpita.
Il più celebre dipinto è probabilmente l'estasi di Santa Cecilia di Raffaello dove l'organo portativo è rovesciato.
Come acccade nella maggior parte delle rappresentazioni pittoriche e scultoree, la presenza di questo strumento, nelle varie forme, in posizioni diverse e con diverse proporzioni ha sempre un valore simbolico. Tuttavia, a volte, acquista valore organologico e musicale con l'interpretazione delle proporzioni e del contesto.

Le numerose raffigurazioni che ritraggono questo strumento ci consentono di riconoscerlo facilmente e di trarre alcuni dati comuni dal punto di vista puramente tecnico:
-l'esistenza di un mantice ad otre o a stecche, posto dietro o sotto lo strumento azionato direttamente dal musicista
-la presenza di una serie di tasti o bottoni suonata con una sola mano
-la presenza di canne metalliche aperte alla sommità con intonazione naturale (senza artifici come baffi, freni armonici, museruole e senza manicotti per la regolazione dell'accordatura)
- dimensioni contenute tali da poter suonare lo strumento mentre lo si sorregge.
Lo si trova spesso dipinto con canne disposte due file ad andamento a singola ala discendente ma le forme in cui è rappresentato sono tra le più variegate.

A differenza degli strumenti a corda dove esiste un margine consistente per ottenere determinate frequenze utilizzando lunghezze vibranti diverse (variando il diametro, la tensione ed il materiale ) i corpi sonori delle canne aperte possiedono una lunghezza univoca che non permette compromessi e stratagemmi (diverso è per canne tappate o semitappate che mai appaiono nell iconografia).

Confrontando dunque le proporzioni tra i corpi umani ed le lunghezze delle canne, unitamente ad altri dati (il rapporto tra numero di tasti e numero di note, la scalatura delle canne ecc.) è possibile ipotizzare quanto la raffigurazione dello strumento sia realistica o (in tutto o in parte) frutto della fantasia del pittore. La presenza di una doppia fila di canne può essere interpretata in molti casi (con una definizione relativamente moderna) come "registro battente", ovvero la possibilità che ogni tasto faccia risuonare contemporaneamente due canne lievemente battenti tra loro.

Le reali dimensioni di uno strumento possono variare a seconda dell'estensione e di conseguenza al numero e grandezza delle canne: un piccolo organo diatonico con l'estensione di un flauto dolce può pesare 4/5kg ed essere portato a tracolla (come in alcuni dipinti) mentre un organo con estensione cromatica di 2 ottave (dal do centrale ) pesa 9/10 kg ed è alto 90/100 cm e va suonato appoggiato sulle gambe.

Anche le iconografie ci insegnano che oltre questa misura non è più possibile difinirli "organi portativi" , infatti strumenti con canne più gravi vengono raffigurati posati per terra (da quì "positivo") e suonati con due mani mentre un altra persona gonfia i mantici .