LA DANZA
NEL MEDIOEVO pagina a cura di Giorgio Loi, Rosanna Frassà e Cattia Salto APPROFONDIMENTO ARCHIVIO DELLE DANZE CON SCHEDE DEI PASSI (qui) LA DANZA MEDIEVALE (qui) LA DANZA RINASCIMENTALE (qui) IL
DUECENTO-TRECENTO La Moda del Tempo
E’
però solo nei documenti trecenteschi che sono riportati
alcuni termini quali saltarello, trotto, carola, farandola, estampida; oggi la
ricostruzione di queste danze è lasciata alla fantasia del
danzatore, tenendo presente che molte coreografie e movenze delle danze
del Quattrocento riprendono e migliorano quelle del secolo precedente. Musica
e danza rispecchiano quell'ideale di bellezza e armonia che per tutto
l'Umanesimo aveva contraddistinto le Corti italiane,
e che affonda le sue radici nelle immagini di "buon governo" e di
idealizzazione della vita sociale ed amorosa che fin dal Trecento erano
stati descritti in molti modi: dagli affreschi di Ambrogio Lorenzetti
nel palazzo pubblico di Siena, alle pitture da cassone, raffiguranti
scene di feste, private e pubbliche, che sono una delle testimonianze
più affascinanti della vita sociale del Medioevo e del
Rinascimento italiano. continua Ovviamente
accanto alle danze di corte (ballate dai nobili), sono sempre esistite
delle danze di spettacolo, preparate per essere
solo viste da dame e messeri. Non si parla più allora di
danze cerimoniali del repertorio del ballo nobile, ma di danze eseguite da
professionisti. La prima delle danze sceniche fu la Moresca.
Popolare in Italia nel 1400, entra negli intermedi dei banchetti, nei
trionfi e nelle mascherate spettacolari. In origine una danza a due,
che esempla la lotta
tra il campione cristiano contro quello maomettano, diventa una danza
soprattutto corale, dalla musica elementare e ritmata; il "passo
d'arme" a due si stacca solo episodicamente dai due gruppi di
danzatori. I cortigiani, per parteciparvi comunque, si mascheravano,
liberandosi dall’obbligo di mantenere le regole
dell’etichetta. |
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IL
QUATTROCENTO Ad
un certo punto nella storia della danza la catena della farandola si
spezza in coppie, una struttura ampiamente documentata
nell’iconografia rinascimentale è la “passeggiata”
dall’incedere processionale, nella quale sfilano le coppie
dando sfoggio dei sontuosi costumi. Durante
il Rinascimento la danza diventa un’espressione artistica e
compare il “Maestro di dançare”
una figura professionale al servizio di principi e nobili della corte:
proprio da questi “maestri di ballo” furono
elaborati e portati a sintesi elementi eterogenei di varie epoche e di
diversi popoli, trasponendo in stile aulico coreografie ispirate anche
ai balli popolari. continua |
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IL
CINQUECENTO La Moda del Tempo In
questo secolo appaiono i primi libri riprodotti a stampa, la grafica
dei testi è inoltre standardizzata, quindi diviene
più leggibile rispetto alle copie degli amanuensi, che
spesso pongono problemi di decifrazione. Il primo trattato conservato
è Il Ballarino, di Fabrizio
Alla
fine del 500 Thoinot d’Arbeau pubblica
il suo trattato Orchesographie stampato a Parigi nel 1588 e
ancora nel 1589 a Langres,
e introduce una grossa novità, la tablatura:
a fianco del rigo musicale, posto in verticale, sono annotati i singoli
movimenti dei piedi in corrispondenza della battuta a cui si
riferiscono, e a fianco ancora vengono riassunti come passi completi. Il
Cinquecento se ancora mantiene le danze in doppio tempo lente come la pavana e il passamezzo
vede affermarsi la Gagliarda come
danza preferita: con il successo di forme di ballo di questo genere, lo
stile del XVI secolo ha preso le distanze da quello che
l’aveva preceduto: dove prima dominavano l’estetica
della leggerezza e della soavità, si impongono ora destrezza
e abilità. continua |
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COUNTRY
DANCE -CONTRADDANZE
Playford
è la prima fonte scritta per tutto il nucleo delle controdanze
inglesi, e codifica le tre forme coreografiche principali che
si trovano ancora oggi nella danza delle isole britanniche: il
cerchio di coppie con figure e scambio di partner, il
set di quattro coppie che danzano un ritornello e poi a due a due
ripetono le singole figure, il long-way, in cui ad ogni giro di danza le coppie in fila
risalgono verso la musica o scendono di un posto, cambiando via via posizione e ruolo. continua |
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LE MUSICHE
DA DANZA DEL 1200-1300 La
ricostruzione di movimenti e coreografie delle danze più
specificamente medievali è possibile solo con l'analisi del
materiale iconografico disponibile e la comparazione con le musiche da
danza più antiche. Manoscritto
di Londra, (London,
British Library, Additional
29987): redatto in Italia, nel sud della
Toscana o in Umbria, tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XV,
contiene una raccolta di "Istampitte"
o "Estampide",
"Saltarelli", "Trotto" e due composizioni più lunghe, "Lamento di Tristano e
Rotta", "Manfredina e
Rotta della Manfredina".
Cantigas de Santa Maria di Alfonso X "El
Sabio"
(1221-1284), re di Castiglia e Leon, imperatore del Sacro Romano Impero
dal 1257 al 1275, che contiene alcune danze popolari Libre
Vermell dell’Abbazia di Montserrat,
redatto - sec. XIV che contiene alcune danze in tondo e la danza
macabra, Ad Mortem Festinamus Carmina Burana manoscritto della prima metà del XIII
secolo rinvenuto nel 1803 nel monastero benedettino di Benediktbeuren
in Alta Baviera I TRATTATI DI DANZA Guglielmo
Ebreo da Pesaro, rinomato maestro di
danza, arriva a sostenere che la danza è un’arte e
una scienza: "questa tal virtute
e scinzia essere di
grandissima e singulare
efficacia, et alla
umana generazione e amicissima e conservativa, sanza
la quale alcuna lieta e perfetta vita essere infra
gli uomini già mai non puote.
La virtute del danzare
è una azione dimostrativa di fuori di movimenti spirituali
li quali si ànno
a concordare colle misurate e perfette consonanze d'essa armonia". Proprio
dalla metà del XV secolo provengono le
testimonianze dei primi trattati, accompagnati da
una trasmissione scritta di coreografie, ordinate sulla musica con una
vera e propria "intavolatura" di passi (Domenico da Piacenza, Guglielmo
Ebreo da Pesaro ed Antonio Cornazzano),
poi sul finire del XVI secolo, in Italia, compaiono ad opera di Marco
Fabrizio Caroso e
Cesare Negri i primi trattati a stampa. I
trattati di ballo rinascimentali comprendono anche la notazione delle melodie
che devono accompagnare una determinata coreografia:
ci troviamo finalmente nella situazione di conoscere quali passi era
previsto si eseguissero in corrispondenza di una certa musica da ballo! E’
pertanto solo da questo periodo che ci si può avvicinare
alla danza con intento di riproposizione filologica, tutte le danze
antecedenti sono invece frutto di interpretazioni moderne. I problemi
che presenta una ricostruzione di queste sono però notevoli:
a parte difficoltà e dubbi della traduzione testuale, i
trattati sono alquanto vaghi in fatto di stile esecutivo, infatti per i
danzatori del tempo molto era dato per scontato, il resto doveva essere
insegnato dal “Maestro di dançare” I
testi principali da cui partire sono: Domenico
da Piacenza
Pesaro ca. 1420 -
dopo il 1481 Ribattezzato Giovanni Ambrosio dopo la sua conversione
al cattolicesimo. Coreografo e
trattatista, allievo di Domenico da Piacenza operò non solo
per diffondere la nuova arte della danza di corte, ma soprattutto per
portare a compimento quel processo di sublimazione dei gesti e delle
posture che sarebbe diventato il tratto distintivo della danza aulica
dei due secoli seguenti. Guglielmo, infatti, fu estensore di un
importante trattato dell’arte del ballo, il De
pratica seu arte tripudii vulgare
opusculum,
che circolò presso quasi tutte le corti del tempo. Tra le
varie descrizioni che vi sono contenute, si trovano la Piva
e il Salterello; il Passo doppio,
e la Bassa danza.
“Ballano i Prencipi, è nel
ballare più che in altra cosa la loro gravità
mostrano, ballano i Cavalieri, e con ciò la lor leggiadria fanno vedere;
ballano, le Dame, & ecco il vero mezo
di scoprire la gratia,
che serbano in tutti i movimenti. Finalmente balla tutto il mondo, e
chi d'agilità, chi di prestezza,
chi di forza, e chi d'una, & chi d'altra cosa, ne riporta da
gli spettatori loda non picciola”.
FONTI "Storia della danza e del balletto" di Alberto
Testa (parzialmente consultabile in anteprima ebook) http://digilander.libero.it/romagnani/Storia%20pdf/s econda/La%20musica%20del%20Basso%20Medioevo.pdf (pubblicato nel 2001 e aggiornato costantemente) |
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